Nella storia dell’Informatica c’è stato un momento in cui l’ingegno di poche persone ha consentito anche in Italia di raggiungere risultati di vertice nelle tecnologie. Parliamo degli Anni ’50 quando, per iniziativa di Adriano Olivetti, un piccolo gruppo di matematici, fisici e ingegneri si ritrovò a lavorare insieme a Barbaricina, alla periferia di Pisa, nell’improvvisato Laboratorio Ricerche Elettroniche, per dare un seguito “industriale” al lavoro di ricerca e progettazione fatto con l’Università per la costruzione della CEP (calcolatrice elettronica pisana). Da quel progetto sarebbe nato il primo calcolatore italiano prodotto in serie, l’Olivetti Elea 9000, primo in Europa a utilizzare i transistor: componenti che consentivano maggiore affidabilità di funzionamento rispetto alle valvole termoioniche. Il primo studiato anche sotto il profilo dell’ergonomia e del design, curati da Ettore Sottsass.
Del gruppo di pionieri che condivise quest’avventura fa parte Franco Filippazzi che dopo l’esperienza di Barbaricina lavorò nei laboratori di Pregnana Milanese, prima con Olivetti e poi con le società americane che subentrarono: General Electric e Honeywell. Franco Filippazzi ripercorrerà i momenti chiave dell’esperienza Elea e Olivetti il 5 marzo prossimo a Milano, nell’ambito della mostra-convegno BitStory, presso lo spazio Ex Fornace, Alzaia Naviglio Pavese, 16